La tomba del Re

Secondo una tradizione manoscritta, che risale ai primi decenni del IX secolo, a meno di cinquant’anni dai fatti di Pavia del 774, ripresa dalla storiografia ottocentesca e riproposta dagli studi più aggiornati anche alla luce dei più recenti ritrovamenti archeologici, Desiderio morì nella città sul Ticino, capitale del regno, nella tarda primavera di quell’anno durante l’assedio dell’esercito di Carlo re dei franchi.

La sua salma fu portata a Leno e sepolta nella chiesa del monastero di San Salvatore da lui fondato nel 758 e deposta forse proprio nella tomba dipinta di VIII secolo, emersa durante i recenti scavi sul sito dell’abbazia. 

I componenti della famiglia, che ha abitato l’attuale villa Badia fino ai primi anni del Duemila, raccontavano di essere tenuti per tradizione familiare ad aver particolare cura di un roseto posto alla base di un cipresso in un punto del parco definito il luogo della tomba del re, lo stesso nel quale gli scavi archeologici hanno scoperto la tomba dipinta.

Grazie a questo prezioso ritrovamento e a tutto quanto emerso nel corso delle campagne scavo promosse in Villa Badia, nel novembre del 2018 il coordinatore scientifico di Fondazione Dominato Leonense Angelo Baronio (Università Cattolica del Sacro Cuore) ha pubblicato il volume “Il sogno di Desiderio re dei longobardi”, in cui traccia una ricostruzione del tutto innovativa della vicenda di re Desiderio. 

Nel suo nuovo libro, il profilo che l’autore delinea dell’ultimo re longobardo non è quello tradizionale, definito dalla storiografia. Una rilettura delle fonti, esaminate da punti di vista non consueti, gli consente di proporre una biografia desideriana per vari aspetti inedita e di suggerire una diversa ricostruzione del suo progetto politico.

Ne è scaturito un volume complesso e avvincente, frutto di un lungo percorso d’indagine che, nel vagliare criticamente ogni tipo di fonte, esaminata alla luce delle più recenti acquisizioni della ricerca scientifica in merito, si è avvalso anche dei sorprendenti risultati emersi dalle campagne di scavo condotte a Leno da più di un decennio sul sito del monastero di San Salvatore/San Benedetto.

Le suggestioni provenienti dal sito di Villa Badia sono uniche. Da una parte le fonti archeologiche, come la tomba dipinta trovata nel corso degli scavi dei primi anni del 2000 e le fondamenta del palatium che la campagna scavi ha restituito; dall’altra le fonti storiche, che raccontano del palazzo di re Desiderio e della figura di Radoni, protagonista delle vicende del regno ai tempi di Grimoaldo. Informazioni preziosissime e di grande portata, tutte da comprendere e da studiare, ma che permettono di ipotizzare la presenza a Leno di personaggi di alto rilievo.

Ad oggi, pertanto, nessuna ipotesi, nemmeno la più suggestiva, è da scartare.

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