L’educazione allo sport

L’educazione allo sport

di Fondazione Dominato Leonense

23 novembre 2011

Incontro del 23 novembre 2011
Relatore: Moiza Cabra, Istruttrice di discipline sportive
Titolo: EDUCAZIONE ALLO SPORT. Il ruolo dell’educatore sportivo

 

Innanzitutto è bene dire che l’attività sportiva può essere intrapresa a qualsiasi età. La nostra società è intrisa di sport. Abbiamo molti giornali, trasmissioni televisive e radiofoniche che parlano di sport, ma lo sport non è solo la pubblicità dei campioni che vediamo, ma una vera e propria filosofia di vita.
Oggi, per fortuna, si sta capendo l’importanza dello sport e l’apertura di molte palestre e centri sportivi anche nei più piccoli paesi lo testimoniano.

sportLa motivazione alla pratica sportiva, oltre che dal contesto in cui si vive (es.: in montagna si sarà più portati a fare sci, al mare il nuoto) nasce dal soddisfacimento di un bisogno. Come individui abbiamo dei bisogni primari, quali quello di sicurezza, e dei bisogni più evoluti, come ad esempio il bisogno di appartenenza e di stima. Lo sport soddisfa il bisogno del gioco e dell’agonismo.

Giocare è infatti molto importante, soprattutto per il bambino. Il gioco è un’attività liberamente creata per il divertimento ed è, per sua natura, libero, improduttivo, fittizio ma autentico, legato cioè alla realtà del bambino.
Nell’età più piccola, come sappiamo, il bambino vede le cose, ma ancora non le spiega: tramite il gioco assimila e impara il senso delle cose e della realtà.
Anche l’adulto però ha l’esigenza del dover giocare: lo sport supplisce a questo bisogno e, a differenza del gioco in età adulta, è socialmente accettato. Rimette in moto nella persona gli atteggiamenti arcaici che sono necessari.

Agonismo è bisogno di autoaffermazione e l’aggressività è l’energia che lo determina. Agonismo ed aggressività non sempre devono essere repressi. Lo sport è la giusta chiave per incanalare l’aggressività. L’agonismo del bambino va incoraggiato, poiché, tramite lo sport, agonismo e aggressività possono aiutare a sfogare in modo positivo dei comportamenti devianti se giustamente incanalate.

Nell’antica Grecia lo sport era inserito nei programmi pedagogici. Oggi percepiamo lo sport come spettacolo e puro divertimento, ma è una visione limitante. Bisogna uscire da questa matrice utilitaristica, poiché lo sport ha un ruolo educativo. Può essere infatti di aiuto al bambino, al ragazzo e all’adulto a gestire l’imbarazzo, l’aggressività, la paura e tante altre emozioni.
Imbarazzo, ad esempio, quando la persona è divisa in due, tra quella che giudica e quella che è giudicata, innescando un blocco nell’autostima.

E’ possibile anche capire che l’aggressività fa parte dell’uomo e cercare sportdi convogliarla, trasformandola da forza negativa in forza positiva. Soprattutto per il ragazzo è necessario farla emergere per evitare problemi nell’età adulta.
Tutti hanno delle paure. La paura, da sempre serve all’uomo per proteggersi.
Nello sport c’è la paura di perdere, ma anche la paura di vincere che nel bambino o nel ragazzo è paura di mettere in discussione l’attività genitoriale.
L’educazione sportiva aiuta la persona ad entrare in contatto con se stesso. E’ una risorsa per la sua conoscenza personale; dà delle regole e quindi può essere una vera e propria scuola di carattere.

L’atleta è una persona che si apre verso gli altri e verso la vita e la pratica sportiva che egli fa deve far conoscere le potenzialità ed i limiti. Se dopo vari tentativi riesco in un esercizio, la mia autostima cresce; se, viceversa, sento d’avere dei limiti, capisco che qualcosa non va e il mio schema va cambiato.
Nella pratica sportiva ci sono regole da rispettare e da accettare. Ci sono regole formali e informali che permettono di convivere con gli altri: con l’educatore, con i compagni di squadra, ecc.

L’ambiente sportivo è quindi un modello democratico che ha delle regole che sono la base della vita sociale. Lo sport da modo di apprendere, di accettare le regole, ma anche di discuterle per migliorarle. Contribuisce a trasformare la persona e di conseguenza a migliorare la società.
Nello sport di squadra, la persona all’interno del gruppo può capire chi è, ma anche chi è l’altro ed è chiamata a collaborare con l’altro. In quest’ottica, la squadra diventa un ambito di crescita dove, nella dinamica di gruppo, la comunicazione è un fattore molto importante. Collaborare con l’altro, adeguarsi, non confondersi con l’altro, ma con un occhio verso l’altro. Il noi identità di squadra è lo specchio del noi sociale.
Lo sport individuale lavora sul singolo che impara a diventare responsabile delle proprie azioni.

Importantissima la funzione dell’educatore sportivo. I genitori devono prestare molta attenzione a chi affidano i proprio figli. L’educatore deve possedere non solo capacità tecniche, ma anche competenze pedagogiche e psicologiche, per una maggio attenzione alla persona che deve allenare.
Lo sport può essere accomunato ad altre agenzie educative quali la scuola, il catechismo e la chiesa.

La pratica sportiva è molto importante anche per la terza età. La persona, infatti, in questo periodo della sua vita, può relazionarsi di più col proprio corpo e relazionarsi ed interagire con altre persone. Tutto questo a vantaggio di un benessere generale e di una visione più serena della vita.

 

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