L’invisibile nell’arte: una mostra di pittura e scultura a Leno

 

Percepire l’invisibile è qualcosa che supera i confini umani di tempo e spazio. Riuscire a rappresentare l’irrappresentabile nell’arte, in particolare, presuppone grande capacità tecnica e, soprattutto, una particolare tensione emotiva: è necessario ricercare l’immagine “impossibile”, quella che, fino a quel momento, è impossibile vedere e rappresentare. Una sfida decisamente ardua, che gli artisti Paola Turrini, pittrice, e Abele Benini, scultore, entrambe lenesi, hanno deciso di cogliere realizzando la mostra “L’invisibile nell’arte”, aperta presso la chiesa di San Michele a Leno dal 30 giugno al 14 luglio.

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Nelle sue opere, l’artista Paola Turrini conserva quella vitalità che l’ha sempre contraddistinta sin dal suo debutto nel 1996. La sua è una vita votata a far sentire bene il prossimo e la sua concezione di vita è a dir poco straordinaria.Ella, nella frenesia della vita moderna, cerca e spesso riesce a fermare l’uomo moderno, dai molteplici motivi di disinteresse, su un dipinto che, in questo mondo dove vige la legge del “mai una gioia”, sembrano perduti o dimenticati: stati d’animo come l’entusiasmo o l’ottimismo, ad esempio. La pittrice desidera coinvolgere intimamente lo spettatore in un circolo di positività.

La sua concezione della pittura è di avvicinamento dei cuori tra lei e l’osservatore del suo dipinto, che prova le stesse emozioni di lei quando dipinse il quadro. Come afferma nella rivista del nostro capoluogo quiBrescia in un’intervista del 2005, “ciò che voglio rappresentare con i miei quadri è l’unione tra cielo e terra perché secondo me tutto è unito”. E ancora: “Noi uomini siamo piccolissimi mondi che fanno parte del tutto […], secondo me, […] composto dall’ unione intima tra cielo e terra, […]tra umano e divino”. Questa unione è stata scoperta proprio grazie alla pittura, scoperta e apprezzata da Paola sin dalla gioventù.

La sua concezione della vita è come i suoi quadri: umanistica. Paola infatti cerca di vivere la sua vita nel modo più lieve possibile, poiché la vita stessa è “un percorso, spesso difficile, ma che noi dobbiamo trasformare in un’ esperienza leggera e, quindi, viverla al meglio delle nostre possibilità. L’unione con sé stessi, nella propria essenza, porta anche all’ unione con gli altri, caratteristica essenziale della sua pittura, che implica un contatto non “cuore a cuore” bensì “animo ad animo”, il che è anche l’obbiettivo supremo della sua opera: il sentirsi parte di un universo di persone che amano, soffrono e si emozionano.Grazie-a-Abele-Benini

A fianco delle opere pittoriche della Turrini, sarà possibile ammirare le sculture di Abele Benini. Classe 1934, è ormai uno dei più celebri artisti dilettanti in Italia, con più di 9 tra premi e riconoscimenti, in una fortunata carriera che continua dal 1980. Dopo avere sperimentato il lavoro da muratore, a causa di un importante infortunio è costretto a ritirarsi come infermiere a Leno, senza però smettere di dipingere e scolpire principalmente statue di legno di noce a tutto tondo, soprattutto dopo la pensione.

Nelle sue opere tutte d’un unico pezzo, senza incollature, l’artista è solito rappresentare scene di vita contadina, come il lavoro nella vigna o nei campi, o, più spesso, arte sacra, con scene della Natività, della Passione di Cristo. Quello che per lui era cominciato come un semplice “hobby” dopo il lavoro si è tramutato in una relativamente (dopo spiegherò perché) redditizia forma di guadagno e di realizzazione della propria passione, cominciato con un corso di pittura durante il suo periodo di residenza nel milanese.

Abele tuttavia non vende le sue opere a nessuno e a nessun prezzo. “Le lascerò ai miei nipoti” è solito dire. È come se le sue opere avessero per lui un significato affettivo così potente da non riuscire a separarsene. Pensate che ha respinto per questo motivo un’offerta di acquisto da dieci milioni di euro. È da apprezzare l’impegno artigianale, con la mente legata alle pulsioni della cultura del luogo, realizzate attraverso una maestria degli strumenti d’intaglio. Le forme si susseguono con ritmi tesi e distesi nell’intento di portare un messaggio di tipo primitivo antropologico.

L’inaugurazione della mostra si terrà domenica 30 giugno alle ore 11.15, alla presenza dei due artisti. Per chiunque lo desiderasse, la mostra sarà aperta il martedì ed il sabato dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 18.00 alle 22.00; il mercoledì, giovedì e venerdì 18.00-22.00; la domenica dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 22.00 con ingresso libero.

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